Parrocchia
Santa Maria Domenica Mazzarello - Roma
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   Qualche parola sul Vangelo di Luca da cui sono tratti i brani che saranno proclamati nelle liturgie domenicali.
Il Vangelo della Tenerezza.

Le letture proclamate durante la Liturgia della Parola della Santa Messa nelle domeniche e nelle principali solennità dell’anno sono suddivise in tre cicli annuali contraddistinti dalle lettere “A”, “B” e “C” affinché, nel corso di un triennio, sia possibile meditare sul mistero della storia della Salvezza ascoltando un numero molto ampio di testi della Sacra Scrittura. Con la prima domenica di Avvento di quest’anno, celebrata lo scorso 28 novembre, è iniziato il ciclo annuale contraddistinto dalla lettera “C” durante il quale, per la maggior parte delle domeniche e festività che verranno, i brani evangelici saranno tratti dal testo scritto da san Luca. Vorrei, allora, cercare di fornire qualche informazione sull’autore del Vangelo e sulla composizione del testo, per fare infine un accenno sull’aspetto teologico.

Prima di tutto sappiamo che san Luca non apparteneva al gruppo dei dodici apostoli, ma comunque è entrato a far parte della comunità cristiana sin dalle sue origini. Originario di Antiochia e medico di professione, Luca, infatti, si converte dal paganesimo e diventa cristiano già prima dell’anno 50. Sebbene non sia stato discepolo di Gesù, che non ha mai incontrato ne conosciuto direttamente, sappiamo dai documenti che sono pervenuti sino a noi che egli è a fianco di san Paolo nel suo secondo viaggio missionario (Cfr. Atti 16, 10 e seguenti). Da quel momento i due rimangono quasi sempre insieme: vediamo, infatti, che verso l’anno 57 Luca accompagna l’Apostolo delle Genti fino a Gerusalemme (Atti 21, 15) e successivamente i due sono insieme anche nel viaggio che conduce Paolo a Roma. Anche durante il soggiorno e la prigionia di quest’ultimo Luca non abbandona mai il suo maestro, tanto che proprio san Paolo, nella seconda lettera a Timoteo, carico della gratitudine per il discepolo che gli è rimasto sempre affianco, dirà in quella circostanza: «Solo Luca è con me» (2Tim 4, 11).

Luca, dunque, è stato discepolo di San Paolo dal quale apprende metodi e stile di evangelizzazione, tanto che in alcuni tratti del suo Vangelo è possibile riscontrare una certa affinità con gli scritti paolini. Della predicazione di Paolo, inoltre, Luca parla in gran parte nel libro degli Atti degli Apostoli di cui egli è sempre autore e che costituisce una unità letteraria in stretta correlazione e continuità con il suo Vangelo.

Sull’attribuzione del testo si sono espresse alcune delle più antiche documentazioni della tradizione storica cristiana. La prima testimonianza dell’esistenza del Vangelo di Luca la troviamo, infatti, nel Canone Muratoriano, un documento composto poco dopo l’anno 150, che attesta che Luca era il compagno di san Paolo nei suoi viaggi apostolici, nonché l’autore del terzo Vangelo e del libro degli Atti degli Apostoli. Di poco successiva è la testimonianza di sant’Ireneo (risalente all’anno 180 circa), secondo cui Luca era discepolo di Paolo e autore di un Vangelo composto successivamente ai testi di Matteo e Marco. Tra la fine del secondo secolo e gli inizi del terzo le testimonianze storiche sull’origine e l’attribuzione di tutti i Vangeli sono ormai costanti e consolidate e in quel periodo sono anche confermate dalla prima tradizione manoscritta che ci ha tramandato, oltre alle testimonianze degli storici cristiani, i primi testi dei Vangeli che riportano già a quel tempo anche i titoli premessi a ogni libro (Vangelo «secondo Matteo», «secondo Marco», «secondo Luca»).

Abbiamo visto, dunque, che secondo le testimonianze storiche Luca è in ordine di tempo il terzo a scrivere il suo Vangelo. Prima di lui, infatti, avevano già composto i loro libri Marco e Matteo. E’ possibile, dunque, affermare, in base alle testimonianze storiche e in relazione ad alcuni particolari deducibili dal testo, che Luca compone il suo Vangelo tra il 75 e l’85 attingendo parte del materiale testuale dal più antico libro scritto dall’evangelista Marco, a cui però aggiunge moltissimo materiale testimoniale raccolto in proprio. Per dare l’idea di come Luca integri e completi i ricordi sulla vita di Gesù e la sua dottrina, si consideri che più della metà del testo del suo Vangelo è formato da elementi inediti, esclusivi cioè del solo Luca e probabilmente riconducibili alle «ricerche accurate» effettuate sulle fonti storiche e sulle tradizioni testimoniali che lo stesso evangelista dice di aver consultato e reperito (Cf Lc 1, 1-3).

Il Vangelo di Luca è composto e indirizzato prevalentemente ai cristiani delle comunità fondate da san Paolo, formate in prevalenza da fedeli che vivevano fuori dalla Palestina e provenivano dal paganesimo. E’ per questo motivo che Luca utilizza nel suo testo termini latini e riduce al minimo l’uso di espressioni o parole ebraico-aramaiche, oppure spiega il significato di parole che, essendo tipiche della tradizione di Israele, potevano essere sconosciute o comunque non comprese da chi apparteneva a una diversa cultura (si pensi ad esempio a quando nel Vangelo viene precisato che la festa degli Azzimi corrispondeva alla Pasqua – Cf Lc 22, 1), oppure ancora decide di tralasciare alcune notizie, come il precetto dato da Gesù agli Apostoli di non andare fra i pagani (riportato invece ad esempio in Matteo 10, 5).

Nel suo Vangelo Luca, più degli altri evangelisti, evidenzia in Gesù i tratti della gioia, della bontà e della misericordia, annunciandolo come il Salvatore dell’intera umanità e al tempo stesso come Dio che protegge e predilige i poveri, le donne, gli emarginati, gli ultimi, coloro che erano ritenuti senza possibilità di riscatto. Questa suo stile peculiare, che emerge ad esempio nelle parabole del figlio prodigo o della pecora smarrita – racconti riferiti dal solo Luca – ma anche in tante altre parti del suo Vangelo, ci presenta Gesù come il messaggero della misericordia di Dio. Proprio perché nel suo Vangelo prevalgono queste immagini di tenerezza e gioia, Dante ha definito san Luca lo “scriba della mansuetudine di Cristo”.

La prospettiva che emerge in modo caratteristico dal Vangelo di Luca pone Cristo al centro della storia. Egli è il Dio della tenerezza e della misericordia che, portando a compimento le promesse dell’Antico Testamento, svela il senso della vita vera e redime tutta l’umanità. Luca evidenzia in modo particolare che la Salvezza proposta da Dio in Cristo è veramente universale e continua ad operare, attraverso la Chiesa guidata dallo Spirito Santo, nella storia di ciascun uomo e di ciascuna donna che, scegliendo di accogliere l’amore di Dio e di vivere alla sequela del Signore, compiono un’esperienza di vita che già nel presente si apre verso un orizzonte di eternità.

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